L’adattamento degli agro-ecosistemi ai cambiamenti climatici è diventato uno degli argomenti di maggiore preoccupazione nel settore della biologia vegetale. L’adeguamento attraverso cambiamenti del tipo di coltura non è un’opzione economicamente fattibile, quindi è fondamentale trovare il modo per aumentare la capacità di recupero delle specie vegetali.
Il cambiamento nella distribuzione delle precipitazioni è uno dei principali rischi associati ai cambiamenti climatici. Si prevede che questo fattore puó generare più frequenti e intense siccità estive, aumentando il bisogno di irrigazione per mantenere la produttività. Lo stress idrico si traduce in una diminuzione della crescita delle piante e delle rese, ma ci sono ancora molti dubbi circa la capacità delle piante di tollerare e recuperarsi da un grave stress idrico. La resilienza di una specie dipende da due fattori: i mezzi per mantenere la produttività a breve termine sotto l’effetto di uno stress moderato, e la capacità di tollerare e recuperare nel lungo termine, dopo gravi periodi di stress che potrebbero portare alla mortalità. La specie ideale sarebbe quella che massimizza questi due attributi.
Anche se la vite (Vitis vinifera) è capace di adattarsi ad ambienti soggetti a siccità stagionali, gli studi differiscono circa la sua risposta alla siccità. La linfa (savia brutta) scorre in uno stato meta-stabile (sotto tensione), per tanto le misure idrauliche dirette sono potenzialmente soggette ad artefatti, soprattutto nelle specie con vasi larghi. Questi fattori distorcono la comprensione dei meccanismi sviluppati dalle piante per resistere agli stress idrici estivi, che potrebbe essere cruciale nei prossimi decenni.
Ciò premesso, un gruppo di ricercatori francesi ha focalizzato la sua attenzione sullo sviluppo e sull’uso di tecnologie non invasive in piante intatte di questa specie modello. Questo progetto mira a sviluppare un approccio integrativo di architettura idraulica: resistenza e resilienza di tutta la pianta, dal sistema radicale fino a foglie e stomi.
L’ innovazione di questa ricerca risiede nell’originale combinazione di queste metodologie, utilizzando allo stesso tempo nuovi strumenti per realizzare un’analisi completa e robusta della risposta di tutta la pianta allo stress idrico.
Questo lavoro è svolto nel quadro di un progetto co-finanziato dalla AgreenSkills e COTE LABEX che riunisce tre unità miste di ricerca (UMR) di Bordeaux : Écophysiologie et Génomique Fonctionnelle de la Vigne (EGFV – Inra, Université de Bordeaux, Bordeaux Sciences Agro), Biodiversité, Gènes et Communautés (BIOGECO – Inra, Université de Bordeaux) e Interactions Sol Plante Atmosphère (ISPA – Inra, Bordeaux Sciences Agro).
Articolo di riferimento
Charrier G., Torres-Ruiz J.-M., Badel E., Burlett R., Choat B., Cochard H., Delmas C.-E., Domec J.-C., Jansen S., King A., Lenoir N., Martin-StPaul N., Gambetta G.A., Delzon S., (2016), Evidence for hydraulic vulnerability segmentation and lack of xylem refilling under tension. Plant Physiology, 172(3): 1657-1668.
Source: INRA
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