Specifichiamo subito che in questo articolo NON vogliamo né spiegare né insegnare che cosa è l’anidride solforosa, perché si utilizza, come si utilizza, come e quanta ne va aggiunta, ecc. (faremo solo alcuni brevi cenni per rendere fluido il discorso). In questo articolo ci concentriamo solo sui diversi metodi e strumenti di analisi che hai a disposizione per misurare la quantità di anidride solforosa presente nel tuo vinosia che tu svolga l’analisi all’interno della tua cantina o che tu la richieda al laboratorio esterno.

Perché abbiamo scelto di parlare proprio dell’anidride solforosa e dei diversi metodi di analizzarla?

Perché metodi diversi comunemente impiegati per l’analisi dell’anidride solforosa restituiscono risultati in alcuni casi molto diversi tra loro!

L’analisi dell’anidride solforosa è un di quelle analisi fondamentali che più di altre viene fatta praticamente da qualsiasi produttore di vino. Allo stesso tempo, è anche una delle analisi che più di altre genera confusione nell’interpretazione dei risultati e mostra differenze che a volte sembrano inspiegabili, quando l’analisi viene effettuata sullo stesso vino ma con metodi diversi o in laboratori diversi.

Poco male starai pensando: basta utilizzare uno dei metodi ufficiali inseriti dall’OIV (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) nella raccolta dei metodi di analisi. Invece no! È noto (l’OIV stessa lo dichiara) che per questo parametro i due metodi ufficiali restituiscono su molte tipologie di vini risultati completamente diversi, anche di alcune decine di milligrammi per litro.

Questo è un grosso problema, perché in molti casi anche per le analisi di controllo necessarie per l’esportazione del vino o per l’approvazione in ambito DOC, DOCG, ecc., quello che viene utilizzato non è il metodo migliore, cioè il metodo ufficiale di riferimento, ma è il metodo più semplice ed economico, cioè il metodo ufficiale ausiliario.

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