La riduzione della resa in uva è considerato da molti un importante strumento di gestione della vigna per la produzione di vini di qualità elevate. Tuttavia, è scarsa l’informazione disponibile sulla sua efficacia in climi caldi ed aridi. Nella sperimentazione è stata modificata la carica di uva per pianta su tre varietà a piede franco, per un periodo di 5 anni (dal 1997 al 2001), in una vigna vecchia dell’arida Yakima Valley (Washington), irrigata con sistema deficitario. Il diradamento è stato effettuato rimuovendo preferibilmente i grappoli su tralci secondari, sia un mese dopo la fioritura sia all’invaiatura, per ottenere una resa di 6.7 t/ha su Cabernet Sauvignon, 9.0 t/ha su Riesling e 11.2 t/ha su Chenin blanc. Sono stati levati, in media, il 39% del grappoli su Cabernet sauvignon, il 30% su Riesling ed il 38% su Chenin blanc, con una riduzione in peso rispettivamente del 36%, 17% e 20%. Il carico di uva variava da 6.7 a 14.8 kg frutto / kg di legno di potatura nelle viti non diradate, e da 4.4 a 9.2 in quelle diradate, secondo la varietà e l’annata. Il diradamento ed il periodo in cui è stato effettuato non hanno avuto influenza sulla crescita dei germogli, sulla superficie fogliare, sul peso del legno alla potatura, sul numero ed il peso degli acini, e sulla composizione dell’uva (zuccheri, acidità, pH, colore), sia nell’annata del diradamento che in quella successive. Le differenze riscontrate nella crescita vegetative, nella resa e nella composizione dei frutti erano molto più dipendenti dall’andamento climatico dell’annata (pluviometria e umidità del suolo) che dalla resa e dalla carica in uva. (Si consiglia la lettura del testo integrale. Titolo originale: Cluster Thinning Effects on Three Deficit-Irrigated Vitis vinifera Cultivars)