Utilizzando un metodo di microestrazione spazio di testa – fase solida, accoppiato con HS-SPME/GC-MS, sono stati quantificati 13 composti solforati (con punto d’ebollizione da 35 a 231°C) normalmente considerati fonte di difetti sensoriali nel vino, su 80 vini che non mostravano difetti olfattivi. I vini erano prodotti nel Trentino a partire da 4 varietà (Merlot, Marzemino, Teroldego e Chardonnay) su 5 annate. I risultati della ricerca, che rappresentano anche la prima banca dati italiana su questi volatili, ci permette di fare confronti con altre regioni produttive, di comprendere gli effetti dell’invecchiamento e di valutare la discriminante varietale con mezzi statistici. Con l’invecchiamento tendono ad aumentare il dimetil solfuro, il 3-(metiltio)-1-propanolo, il dietil solfuro ed il dietil disolfuro; il 2-mercaptoetanolo e l’etil-mercaptano mostrano invece un decremento con il tempo. Inoltre, la concentrazione di numerosi composti è risultato dipendete dalla varietà d’uva. Ad esempio, i solfuri, i disolfuri,il benzotiazolo ed i tioalcoli sono presenti a livelli maggiori nel Merlot, mentre tioli e tioacetati sono più abbondanti in Marzemino e Teroldego. I vini da Chardonnay si differenziano nettamente dagli altri per la scarsità di 3-(metiltio)-1-propanolo e l’abbondanza in dimetil disolfuro e dietil disolfuro, soprattutto nei vini invecchiati. (Si consiglia la lettura del testo integrale. Titolo originale: Aging Effects and Grape Variety Dependence on the Content of Sulfur Volatiles in Wine)
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