Le richieste dei consumatori, specie i più informati e avveduti, sono sempre più legate ai concetti di “sostenibilità” e “salubrità“, i vini non fanno eccezione.

L’impiego di fitosanitari in viticoltura pone problemi di residui nei vini finiti. Il rispetto dei limiti massimi dei vari principi attivi, previsti per legge, non è più sufficiente; nelle transazioni commerciali e nei capitolati di acquisto della grande distribuzione si tendono a definire condizioni sempre più stringenti.

residui di principi attivi, sia in uve che vino, sono indiscutibilmente minori oggi che in passato ma c’è la necessità di continuo miglioramento. Tale miglioramento è possibili sia diminuendo le concentrazioni di utilizzo in campo, via che già da anni si sta precorrendo, sia intervenendo in modo specifico in cantina.

Per questo motivo sono stati testati una serie di prodotti enologici, di largo utilizzo, relativamente alla loro capacità di incidere sulla concentrazione residuale di vari principi attivi.

Le prove sono state condotte aggiungendo ai mosti bianchi limpidi vari principi attivi, a circa 2-3 volte i livelli residuali che si trovano con frequenza nei vini finiti. Sono stati presi in esame anti-botritici, anti-oidici, anti-peronosporici e insetticidi.

I prodotti enologici sono stati aggiunti alle normali concentrazioni di impiego in cantina.

Per i diversi prodotti aggiunti è stata presa in considerazione, oltre alla rimozione dei principi attivi, anche l’influenza sulla cinetica fermentativa. In nessun caso ci sono stati rallentamenti o deviazioni organolettiche.

I diversi prodotti testati hanno dato livelli di rimozione diversi, e i risultati ottenuti hanno permesso di individuare la formulazione con il migliore tasso di riduzione già a basso dosaggio.

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