Il governo cinese ha recentemente stabilito un limite massimo di concentrazioni di rame (1 mg /L), di ferro (8 mg /L) e di manganese (2 mg /L) nei vini. I livelli e gli effetti di ferro e rame sono ben noti, mentre i livelli di manganese nel vino sono meno conosciuti, anche se si ritiene che le concentrazioni normalmente presenti non rappresentino alcun problema per salute o per la qualità del vino.
Dopo l’introduzione di questo tipo di controllo nei vini importati dalla Cina, l’AWRI ha analizzato i livelli di manganese in oltre 800 vini australiani e ha osservato alcune tendenze importanti.
In primo luogo, i risultati non hanno mostrato alcuna relazione con l’ origine del vino. In secondo luogo, un numero significativo di vini ha superato il limite di 2 mg /L, con livelli più elevati nei vini rossi rispetto ai vini bianchi. Ciò può essere dovuto al processo di estrazione durante la fermentazione, cioè al maggiore rilascio di manganese dalle bucce e dalla polpa. Non sono state osservate differenze significative tra le varietà di uva. Sembrano invece esserci delle variazioni significative tra le diverse annate.
Il manganese si trova naturalmente nel terreno e nell’uva. Un lavoro condotto di Sicilia (Pera et al. , 2008) ha rilevato che alcuni trattamenti fungicidi a base di manganese potrebbero aumentare in modo significativo la sua concentrazione nel vino. Va notato , tuttavia, che in questo lavoro sono stati individuati vini che superavano questo limite ma che non avevano ricevuto alcun trattamento fungicida.
L’AWRI ha anche studiato l’effetto di alcuni trattamenti di chiarifica sulla concentrazione di manganese. Nessuno dei trattamenti studiati finora ha avuto un effetto significativo.
Ti presentiamo una selezione dei contenuti della rivista a tema..