Ogni anno un comitato dell’ASEV (American Society for Enology and Viticulture) valuta tutti gli articoli di ricerca pubblicati sull’AJEV (American Journal of Enology and Viticulture) nell’anno precedente.
L’obiettivo è selezionare un articolo di viticoltura ed un altro di enologia i cui contenuti siano particolarmente significativi e che contribuiscano con importanti conoscenze ai rispettivi settori. Gli articoli sono disponibili gratuitamente sul sito dell’AJEV.
Il premio al migliore articolo di viticoltura è stato assegnato a:
“Nitrogen Requirements of Pinot noir Based on Growth Parameters, Must Composition, and Fermentation Behavior,”
by R. Paul Schreiner, James Osborne and Patricia A. Skinkis.
L’obiettivo dello studio era quello di valutare in che modo l’apporto di azoto influenzi i parametri vegetativi e riproduttivi nelle viti di Pinot nero e l’influenza sulla composizione chimica dell’uva e sulla fermentazione. Gli autori hanno concluso che l’abbassamento del livello di azoto nella vite riduce la crescita vegetativa più che quella riproduttiva del Pinot nero: i viticoltori possono pertanto ridurre l’apporto di azoto per limitare il vigore evitando così di subire una perdita di rendimento in considerazione degli attuali obiettivi di rendimento per la produzione di vino premium.
Come miglior articolo di enologia è stato selezionato:
“Impact of Yeast Flocculation and Biofilm Formation on Yeast-Fungus Coadhesion in a Novel Immobilization System,”
by Jaime Moreno-García, Teresa García-Martinez, Juan Moreno, Juan Carlos Mauricio, Minami Ogawa, Peter Luong and Linda Bisson.
Lo studio ha preso in esame le proprietà dei ceppi di lievito che influenzano la coesione con il Penicillium chrysogenum nella formazione di biocapsule. Le biocapsule sono un nuovo metodo sviluppato per l’immobilizzazione dei lieviti, in cui le cellule di Saccharomyces cerevisiae si attaccano alle ife di P. chrysogenum a cui rimangono legate a seguito della perdita di vitalità del fungo. L’immobilizzazione del lievito permette una maggiore densità cellulare rispetto ai metodi di fermentazione tradizionali, migliora la resa e consente il riutilizzo del biocatalizzatore. Gli autori hanno concluso che l’immobilizzazione di S. cerevisiae nel fungo filamentoso P. chrysogenum e la conseguente formazione di biocapsule dipendono dalla capacità del lievito di flocculare o aggregarsi in biofilm. Lo studio presenta una potenziale applicazione industriale e fornisce una comprensione più approfondita del modo in cui le comunità di specie miste controllano le loro interazioni cellula-cellula in habitat complessi.
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