Alcol, stili di vita e regole; un problema complesso
di Matteo Marenghi
È recente la norma che impone ai locali pubblici di esporre tabelle che indicano, in base al peso corporeo ed al sesso, il quantitativo massimo delle più comuni bevande alcoliche assumibile senza superare i limiti imposti dal codice della strada (0,5 g di etanolo per litro di sangue).
Un atto dall’evidente efficacia ‘formativa’, pur considerando la complessità e poca immediatezza delle tabelle.
Tuttavia questa norma riaccende il dibattito relativo agli effetti nocivi dell’alcol ed alle necessità di indirizzare i comportamenti privati che hanno impatto sulla salute pubblica: la connessione con le norme sulla guida è certamente la più evidente e tangibile, ma non l’unica.
I pareri sono discordi ed interessanti. Silvio Garattini, farmacologo direttore dell’istituto Mario Negri su ‘Il Corriere della Sera’ del 26 settembre scorso si è dichiarato contrario alle tabelle; “io sono drastico - ha detto – chi guida o fà lavori pericolosi non deve bere.
Il messaggio che si possa bere qualcosa finisce per confondere le idee, meglio il metodo diffuso nei paesi nordici dove chi guida, a turno, non tocca alcolici”.
Reazione legittima, ma discutibile.
Il mondo del vino, certamente non l’unico interessato, è sempre spiazzato dagli eventi che sottolineano le potenziali negatività delle bevande alcoliche, e non riesce finora a contribuire positivamente al dibattito.
Prioritario però è intervenire con cognizione di causa; il problema va infatti risolto, non eluso. Ad esempio è un buon punto di partenza conoscere quanto ha dichiarato in merito l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
“L’uso nocivo dell’alcol è uno dei principali fattori che contribuiscono alle morti premature e un evitabile fardello di malattie che hanno il maggiore impatto sulla salute pubblica”. Così attacca il documento diffuso lo scorso gennaio dall’Oms. Seguono poi dati relativi al 2002 che stimano il danno relativo ad un uso nocivo dell’alcol pari a 2,3 milioni di morti nel mondo e una diretta responsabilità del 4,4% del novero globale delle malattie, pur tenendo conto anche degli effetti benefici del consumo moderato. Ovviamente si tratta di osservazioni che includono casistiche differenziate, che comprendono effetti cronici del consumo smodato ma anche modalità di intossicazione acuta, così come le patologie correlate all’alcol sono sommate agli incidenti fortuiti (causati da chi guida l’autovettura o manovra macchinari) e vengono infine comprese anche eventuali contaminazioni delle bevande alcoliche, ad es. con metanolo.
Ci sono poi i dati socioeconomici del problema, per una dipendenza che determina crimini, violenza, disoccupazione ed assenteismo. La stima di questi costi sociali oscilla (2002) fra 210.000 e 665.000 milioni di dollari.
Dato che la maggior parte di queste negatività è, almeno teoricamente, eliminabile, dal 2005 è partito un più stretto controllo del fenomeno che ha coinvolto stati ed istituzioni in tutto il mondo e condotto alla formulazione di alcune linee di intervento.
Focus maggiore sulla prevenzione, con azioni di informazione riferite ai gruppi sociali più esposti ma anche misure repressive specifiche, quali l’inasprimento delle sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza. Azioni in merito alla produzione ed alla vendita, valutando l’impatto di regolamenti in merito a luoghi, modalità, orari del consumo, ma anche verificando le politiche di prezzo di queste bevande (viene sottolineato che, in certi paesi, alcuni analcolici costano significativamente di più degli alcolici).
Altrettanta attenzione va poi posta ai messaggi pubblicitari indirizzati ai gruppi più esposti , ossia i giovani.
Ma è fondamentale la necessità di uno sforzo congiunto, con riconoscimento di responsabilità formative e di controllo a differenti livelli istituzionali.
Occorre implementare le azioni sociali atte ad individuare comportamenti legati all’abuso di alcol (diminuendo il grado di tollerabilità della comunità verso tali comportamenti) e, parallelamente, adottare un maggiore controllo medico e incrementare i trattamenti nei confronti dei pazienti problematici (ciò comporterebbe benefici per loro ed i propri familiari).
È questo il vero passo avanti: ‘rilevare’ e ‘curare’ il problema dell’alcol nella vita di tutti giorni concentrandosi su chi ne soffre patologicamente; ovvero, chi è al volante in stato di ebbrezza ha problemi anzitutto perché è ubriaco, non perché guida …
Pubblicata il 27/10/2008