M. Ferraina1, T. Vatrano2
1Docente presso l’Istituto Agrario “G. Corazzin” sede distaccata dell’ISISS “G.B. CERLETTI”
2Agronomo libero Professionista
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Introduzione
Le malattie del tronco (GTDs) della vite sono considerate tra le patologie più distruttive negli ultimi 30 anni e sono in aumento in tutti gli areali viticoli. Il costo annuo nel mondo per il reimpianto è stato stimato oltre gli 1.5 miliardi di dollari (Hofstetter et al., 2012).
Queste malattie sono molto pericolose per la sostenibilità del patrimonio vinicolo (soprattutto in Europa) perché i patogeni responsabili attaccano gli organi fondamentali per la vita della pianta, causando la morte dei vigneti nel breve o nel lungo periodo.
Le GTDs sono causate da diversi funghi appartenenti a nove differenti famiglie (Mondello V. et al., 2018), i quali causano decolorazione del legno e necrosi, differenti sintomi fogliari, perdite di resa e successiva morte dei rami, degli speroni e dell’intera pianta (Claverie M. et al. 2020 and references cited therein). Il quadro sintomatologico può essere diviso in più sindromi, in funzione dei sintomi, della famiglia del patogeno coinvolto, dei fattori ambientali ed età delle piante.
Le maggiori GTDs sui vigneti adulti includono il mal dell’esca, deperimento da Botryosphaeria e eutipiosi. Su giovani vigneti, le principali GTDs sono le malattie del “piede nero” (causata principalmente da funghi appartenenti ai generi Campylocarpon, Cylindrocarpon, Cylindrocladiella e Ilyonectria) la malattia di Petri (causata Botryospaeriaceae, Verticillium o Fusarium).
Il ciclo vitale e l’epidemiologia sono molto simili per tutti i funghi noti che causano malattie del tronco. Queste sono criptiche e i loro sintomi generalmente impiegano diversi anni per svilupparsi, di conseguenza sono insidiose e di difficile osservazione.
Per contaminare i tessuti della vite si è ipotizzato che i funghi delle GTDs necessitano di ferite fresche come punto d’ingresso. Ogni successiva infezione inizialmente si verifica con la presenza simultanea di inoculi esterni e una ferita. Tuttavia non è noto se alcuni funghi possano entrare attraverso tessuti danneggiati o se le infezioni possano iniziare da propaguli endofitici dopo essere stati attivati mediante alcuni cambiamenti ambientali, come accade negli alberi forestali.
Le ferite da potatura (o tagli irrazionali come le capitozzature) sono i principali punti di ingresso per le spore fungine, ma anche traumi di tipo meccanico o da gelate.
Il termine “inoculo esterno” può essere definito come forme di propagazione di funghi dell’aria o del suolo (spore o miceli) che possono rimanere sulla superficie o nelle vicinanze delle piante o dei residui di legno, o su ospiti secondare nel campo o nei vivai.
Diversi fattori possono concorrere nello sviluppo delle GTDs tra cui:
Nel caso del mal dell’esca si ipotizza che la tipica tigratura potrebbe essere dovuta ad uno sbilanciamento dei flussi linfatici nelle foglie. Successivamente la progressione dei patogeni nei confronti di una evidente parte funzionale del legno, il volume associato dei vasi non sarebbe più in grado di guidare il flusso, sia per la reazione dei vasi occlusi che per il verificarsi del fenomeno di cavitazione, o a causa di entrambi. La cavitazione è causata da bolle d’aria che si formano e si raggruppano all’interno dei vasi, portando all’embolia.
Ciò può verificarsi quando il rapporto tra la traspirazione e il flusso dello xylema è troppo grande. Generalmente si verifica in prossimità dei nodi dove la resistenza al flusso è più grande, particolarmente nei piccioli e nelle radici.
Generalmente le GTDs attaccavano principalmente le piante vecchie, con un aumento dell’incidenza dopo il 15° anno d’impianto, ma di recente è stata osservata una inversione di tendenza, portando alla compromissione di impianti molto più giovani.
La dendrochirurgia è una valida pratica colturale (nota da tempi antichi) utilizzata per limitare l’espressione dei sintomi ed ha come obiettivo l’asportazione del legno compromesso in modo da salvaguardare i vasi linfatici e il loro flusso. Tale pratica trova largo impiego in situazioni caratterizzate da vecchi impianti, soprattutto se in areali viticoli vocati e costituiti da varietà autoctone, in modo da consentire un “ripristino” dei flussi linfatici e un allungamento del ciclo vitale in piante che altrimenti andrebbero estirpate e reimpiantate.
A tal proposito meritevole di citazione risulta il lavoro di Zufferey V and Maigre D. (2009) in cui sono stati messi a confronto sei vitigni (Chasselas, Pinot blanc, Arvine, Gamay, Syrah e Humagne rouge) rilevare il comportamento viticolo ed enologico di viti vecchie (> 30 anni) e giovani. Queste ultime erano state propagate mediante materiale vegetale prelevato dalle piante vecchie.
Nei risultati è stato riscontrato che:
Lo scopo del seguente lavoro è stato quello di risanare ceppi di vite cv. Cabernet Franc di circa 30 anni di età affetta dalle GTDs utilizzando la dendrochirurgia, in modo da evitare l’estirpazione di vitigni autoctoni insistenti in una zona del Veneto vocata alla viticoltura. Successivamente sono state valutate le risposte fisiologiche all’uso di biostimolanti e concimi organici.
Materiali e metodi
La sperimentazione è stata condotta in agro di Piavon di Oderzo (TV) presso l’Istituto Agrario “G. Corazzin” sede distaccata dell’ISISS “G.B. CERLETTI” su cv. Cabernet Franc del vigneto aziendale di circa 30 anni di età .
Alla fine della sperimentazione sono stati effettuati i rilievi agronomici nelle differenti epoche fenologiche per determinare i seguenti parametri: diametro tralci al II° e III° internodo, lunghezza grappoli, diametro del pedicello dell’ultimo racemo (tralcio finale), diametro pedicello ultimo grappolo al III° internodo, numero dei grappoli/pianta, peso dei grappoli maturi, grado babo e contenuto in saccarosio del mosto (sugli acini in campo). La fase fenologica in cui sono ricadute le misurazioni è stata quella in cui le infiorescenze sono ben sviluppate, con i fiori separati – code 57 BBCH scale (Lorenz D.H. et al. 1995).
Per la sperimentazione sono stati scelti 2 filari vicini sui quali sono state delimitate la tesi da trattare e la tesi di controllo costituite da 30 piante ciascuna.
Nelle foto 2a e 2b vengono mostrati i sintomi della GTDs su piante non trattate.
Procedimento
La dendrochirurgia è stata effettuata in novembre 2019 (foto 1) mediante utilizzo di motosega avendo cura di disinfettare la lama tra una pianta e l’altra con una soluzione di ipoclorito di sodio al 5%. Successivamente è stato effettuato un trattamento a base di poltiglia bordolese allo scopo di disinfettare le ferite causate dalle operazioni di taglio.
A partire dal mese di marzo 2021 alle piante sono stati somministrati i seguenti prodotti, il cui disegno sperimentale è mostrato in tab. 1:
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Risultati
I risultati delle prove sono stati molto soddisfacenti, nonché altamente significativi dal punto di vista statistico come mostrato nella tab.2.
Le medie del trattato e del controllo sono state valutate con T student, per P<0,05 si ritiene che l’effetto del trattamento sia significativo.
Solo nel caso del parametro “lunghezza del grappolo” è stato riscontrato un P value poco significativo.
Nella foto 3a si nota chiaramente un maggiore vigore della vegetazione rispetto al controllo 3b.
Nella foto 4a è stato riscontrato una maggiore quantità di fiori, di ramificazioni e lunghezza rispetto ala tesi di controllo (4b).
Nella tab.3 sono stati messi in correlazione i rilievi agronomici sul peso dei grappoli, gradi babo/saccarosio misurati in campo mediante utilizzo del rifrattometro.
Anche in questo caso i rilievi sono stati effettuati in modo random e sono emersi dei risultati molto interessanti a favore del disegno sperimentale messo in atto.
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Conclusioni e prospettive future
Come mostrato nei risultati il lavoro di dendrochirurgia e la somministrazione del prodotto ELP hanno permesso di risanare i tronchi e di ripristinare e recuperare il normale flusso linfatico nelle piante. L’obiettivo per i prossimi anni sarà quello di monitorare, nelle diverse fasi fenologiche, l’andamento fisiologico delle viti trattate e delle tesi di controllo e di valutare la convenienza economica della pratica della dendrochirurgia, nonché della gestione agronomica di viti a fine ciclo economico.
Ringraziamenti
Si ringraziano gli alunni delle classi 1^, 2^, 3^ della sede di Piavon per avere preso parte attiva nella sperimentazione e per l’impegno scolastico dimostrato.
Annex
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Foto 1 – Trattamento di dendrochirurgia sul ceppo (foto scattate da Michele Ferraina)
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Foto 2a- Crescita stentata di nuovi germogli a causa delle GTDs (foto scattate da Michele Ferraina)
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Foto 2 b – Foto d’insieme dei sintomi delle GTDS (foto scattate da Michele Ferraina)
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Foto 3 a – Tesi trattata in cui si nota una maggiore vegetazione (foto scattate da Michele Ferraina)
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Foto 3 b – Tesi non trattata con bassa presenza e lunghezza dei tralci fruttiferi (foto scattate da Michele Ferraina)
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Foto 4 a – Particolare dei racemi su piante trattate (foto scattate da Michele Ferraina)
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Foto 4 b – particolare dei racemi su piante non trattate, in cui si nota un minore sviluppo (foto scattate da Michele Ferraina)
Bibliografia
Claverie M., Notaro M., Fontaine F., Wéry J., Currente knowledge on Grapevine trunk diseases with complex etiology: a systemic approach. Phytopathologia Mediterranea, 2020, 59 (1) pp. 29-53
Fontaine F., Gramaje D., Armengol J., Smart R., Nagy Z. A., Borgo M., Rego C., Corio-Costet M. (2016). Grapevine trunk diseases. A review – International Organisation of Vine and Wine
Hofstetter V., Buyck B., Croll D., Viret O., Couloux A., Gindro K., 2012. What if esca disease of grapevine were not a fungal disease? Fungal Diversity 54: 51–67.
Lorenz D.H., Eichhorn K.W., Bleiholder H., Klse R., Meier U., and Weber E. Phenological growth stages of the grapevine (Vitis vinifera L. ssp. vinifera) – Codes and descriptions according to the extended BBCH scale
Mondello V., Songy A., Battiston E., Pinto C., Coppin C., ... Fontaine F., 2018. Grapevine trunk diseases: a review of fifteen years of trials for their control with chemicals and biocontrol agents. Plant Disease 102: 1189–1217.
Zufferey V. & Maigre D. (2009). Età della vite. II. Influenza sulla qualità dell’uva e del vino. www.infowine.com – 2009 n.5/1.