Il Sangiovese risulta essere la varietà a bacca nera tra le più coltivate al mondo ed è uno dei vitigni più diffusi in Italia, occupando circa 85.000 ha della superficie nazionale ad uve da vino (ISTAT).
Sono stati svolti numerosi studi sull’influenza che gli elementi pedo-climatici sono in grado di esercitare sulla qualità e sulla quantità della produzione viticola; in particolare la radiazione solare, il tipo di suolo e la disponibilità idrica risultano tra i fattori che hanno un maggiore impatto. Numerose ricerche hanno riscontrato il Sangiovese come vitigno altamente reattivo alla variazione delle condizioni pedo-climatiche; la diversa interazione genotipo-ambiente consente di ottenere vini dalle caratteristiche peculiari nelle diverse zone di coltivazione.
La presente tesi è stata svolta presso l’Azienda Banfi nella DOCG Brunello di Montalcino (Siena) nell’annata 2011; sono stati selezionati ed analizzati quarantuno vigneti sull’intero territorio aziendale al fine di verificare le differenze dello sviluppo e del profilo di maturazione delle bacche in relazione alla tipologia di suolo; i vigneti in base alle condizioni pedoclimatiche in cui vengono allevati sono stati divisi in condizioni limitanti, non limitanti e per quelle zone in cui non si è riusciti a risalire ad informazioni sufficienti per decretare una condizione pedoclimatica specifica in non classificati.
Non è stata riscontrata un’ampia variabilità nel potenziale produttivo dei vigneti per quanto riguarda il peso delle bacche e delle bucce, nel profilo della maturità tecnologica non si sono riscontrate grandi divergenze nei diversi siti; sono risultati invece statisticamente differenti i dati riguardanti il profilo nella maturità fenolica.
È stato effettuato un confronto tra i vigneti coltivati su suoli in condizioni maggiormente limitanti rispetto ad altri in condizioni non limitanti, capaci di assicurare condizioni non stressate con un adeguato rifornimento idrico: è emerso che i maggiori accumuli in composti fenolici per mg/kg uva sono stati registrati nelle parcelle allevate in condizioni pedoclimatiche limitanti, su suoli aventi tessitura argillosa, profondità ridotta, abbondanti concentrazioni in scheletro soprattutto in superficie e bassa disponibilità idrica, dove le viti sono caratterizzate probabilmente da un minor carico produttivo, con grappoli aventi acini di dimensioni ridotte, questo permette di avere un rapporto buccia/bacca più alto, garantendo così un’elevata quantità di materiale cellulare dove poter sintetizzare ed accumulare i composti fenolici durante la maturazione, che risultano essere un fattore fondamentale per la qualità che un vino di corpo e ricchezza compositiva come il Brunello di Montalcino richiede nella materia prima per la sua produzione.
In allegato potete trovare la tesi di Federico Bellomi.
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