Dopo una breve presentazione del progetto Vintegro e delle attività che prevede fatta da Gianni Trioli di Vinidea, Matteo Marangon, professore associato all’Università di Padova ha condiviso con noi la sua esperienza internazionale (di cui 6 anni presso l’Australian Wine Research Institute) e le scoperte di anni di ricerca sulle precipitazioni dei vini bianchi e rossi:
Quali sono i composti di uve e vino che partecipano alle aggregazioni colloidali e quindi alle precipitazioni?
Quale è il loro ruolo, positivo o negativo dal punto di vista sensoriale e tecnologico?
Quali sono i test predittivi e i metodi preventivi utilizzabili dagli enologi?
Breve biografia del relatore :
Dopo aver conseguito il dottorato in Enologia presso l’Università di Padova, nel 2008 Matteo Marangon ha lavorato come ricercatore presso l’Australian Wine Research Institute di Adelaide (Sud Australia). Nel 2014 Matteo si è trasferito in Inghilterra per dirigere un Master in Viticoltura ed Enologia presso Plumpton College (Brigthon, UK), prima di tornare all’Università di Padova nel 2016. Attualmente Matteo è Professore Associato e presiede il Master in “Italian Food and Wine”. Le sue ricerche sono soprattutto finalizzate alla comprensione dei meccanismi di aggregazione colloidale nei vini bianchi e rossi, e alla messa a punto di metodi di prevenzione delle instabilità colloidali dei vini.
Il webinar è stato organizzato da Vinidea in seno al progetto Vintegro.
Vintegro è un progetto finanziato nell’ambito del partenariato Europeo per l’innovazione e del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana (misure attivate 16.2, 1.1, 1.2, 1.3).
Partner del gruppo operativo Vintegro : Antinori, Col d’Orcia, Avignonesi, ISVEA, Università degli studi di Firenze, Vinidea, CAICT.
Si occupa di Integrità e stabilità del vino Toscano. Il progetto ha avuto inizio in febbraio 2019 e durerà 35 mesi.
Il progetto Vintegro prevede la produzione di vini con il minore ricorso a pratiche enologiche additive e/o sottrattive, riducendo impatto ambientale ed economico e intende affrontare il problema dell’instabilità del vino e in particolare, quello dell’instabilità macromolecolare. Per non correre rischi, non potendo ora prevedere se e quanto un vino darà origine a precipitati, il tecnico può tendere ad esagerare con i trattamenti stabilizzanti, siano essi di tipo fisico oppure chimico rischiando di spogliare il vino delle sue costituenti tipiche.
Il gruppo operativo sta lavorando a un test previsionale della instabilità di un vino, attraverso un protocollo rapido ed economico che può essere applicato ad un vino in varie fasi del processo di produzione.
Per maggiori informazioni contattare ISVEA o consultare il sito www.vintegro.eu
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