Il Mal dell’Esca della vite è una patologia che può portare al rapido deperimento della pianta con una conseguente perdita della produzione. I meccanismi di azione sono complessi in quanto la malattia non è riconducibile ad un singolo patogeno. La gravità dei sintomi dipende molto dall’andamento stagionale e, in determinate situazioni, le piante possono completare il loro ciclo annuale senza manifestare alcun segno della malattia.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di valutare le differenze sulla quantità e la qualità delle uve Sangiovese prodotte da piante che non hanno mai manifestato sintomi di mal dell’esca e da piante infette risultate asintomatiche nella stagione 2016.
Tra i parametri produttivi presi in esame, solamente il peso medio degli acini è risultato inferiore nelle piante infette. Le caratteristiche tecnologiche dei mosti (acidità totale, pH e contenuto zuccherino) non sono state influenzate dalla presenza latente della malattia. Differenze significative sono state riscontrate, invece, sulla concentrazione e la qualità dei composti fenolici. In particolare, i vinaccioli delle uve prodotte da piante asintomatiche sono risultati più dotati di polifenoli estraibili. Nelle bacche delle piante asintomatiche, infine, si è evidenziata una riduzione del contenuto di antociani, associato ad un aumento del rapporto tra antocianine trisostituite e disostituite ed alla diminuzione della percentuale di antocianine acilate.
Abstract La tiamina (vitamina B1) è un nutriente vitale per la crescita e il metabolismo dei lieviti. I lieviti privilegiano l’assimilazione della tiamina dal mosto d’uva prima di iniziare a produrne di propria. I lieviti possono immagazzinare fino a 10 000 volte più tiamina di quella disponibile nel mosto d’uva. Questo processo di immagazzinamento conserva
“Instabilità” è un termine generico definito come la tendenza a cambiare, anche repentinamente. Questa definizione delinea una situazione di incertezza, che traslata nel settore enologico significa che il vino instabile può cambiare anche rapidamente nel tempo in funzione delle condizioni di conservazione, evolvendo generalmente in modo negativo. L’instabilità del vino riguarda molti dei suoi costituenti sia semplici
Pier Giorgio Bonicelli, Ginevra Canavera, Riccardo Collivasone, Silvia Pagani, Mario Gabrielli, Tommaso FrioniUniversità cattolica del Sacro Cuore, Piacenza Una delle sfide impellenti per la viticoltura italiana è quella di trovare nuove soluzioni per fronteggiare il cambiamento climatico. L’aumento delle temperature e la carenza di precipitazioni hanno infatti pesanti ripercussioni sulla produttività e qualità delle uve
Marzio Mannino (Resp. Tecnico e Qualità – Francy Oenology) Tommaso Perini Tutti gli enologi valutano il quadro acido del mosto in fermentazione e del vino finito commentando i livelli di acido acetico, malico e lattico principalmente, ma valutando molto poco anche i livelli di acido citrico, succinico e altri acidi considerati minori. Normalmente impuntano una variazione
Vito Michele Paradiso1*, Massimo Tripaldi2, Maurizio Frati3, Ilaria Prezioso1 , Gabriele Fioschi1 , Giuseppe Gambacorta4 , Mirella Noviello4 1 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Laboratorio di Microbiologia agraria e Tecnologie alimentari, Università del Salento, Campus Ecotekne, 73100 Lecce (LE), Italia 2 Centro Servizi Enologici S.r.l., Via per Avetrana 57, 74024 Manduria Ta, Italia 3