Spesso accusati di apportare aromi verdi e astringenza ai vini, l’uso dei raspi è anche empiricamente noto per migliorare la complessità aromatica e la freschezza di alcuni vini. Sebbene applicato in diverse regioni vinicole, l’uso dei raspi rimane principalmente sperimentale a livello di cantina. Pochi studi si sono concentrati specificamente sui composti estratti dai raspi durante la fermentazione e la macerazione e il loro potenziale impatto sulle matrici mosto e vino.
Questo lavoro rappresenta una rassegna delle attuali conoscenze sulla composizione chimica dei raspi ed elenca i composti che potrebbero essere rilasciati durante la macerazione al fine di considerare il loro impatto teorico.
Inoltre, prende in esame gli studi esistenti sull’impatto di singoli raspi o di grappoli interi sulla qualità del vino. Molti parametri influenzano l’impatto dei raspi sul vino, in particolare il vitigno, lo stato dei raspi, il modo e il momento in cui vengono incorporati e la durata del contatto. Anche altri fattori raramente considerati possono avere un impatto, per esempio le condizioni della vendemmia e il grado di maturazione, che possono influenzare la lignificazione del gambo.
Si consiglia la lettura del testo integrale:
Blackford, M.; Comby, M.; Zeng, L.; Dienes-Nagy, Á.; Bourdin, G.; Lorenzini, F.; Bach, B. A Review on Stems Composition and Their Impact on Wine Quality. Molecules 2021, 26, 1240.
https://doi.org/10.3390/molecules26051240
Abstract La tiamina (vitamina B1) è un nutriente vitale per la crescita e il metabolismo dei lieviti. I lieviti privilegiano l’assimilazione della tiamina dal mosto d’uva prima di iniziare a produrne di propria. I lieviti possono immagazzinare fino a 10 000 volte più tiamina di quella disponibile nel mosto d’uva. Questo processo di immagazzinamento conserva
“Instabilità” è un termine generico definito come la tendenza a cambiare, anche repentinamente. Questa definizione delinea una situazione di incertezza, che traslata nel settore enologico significa che il vino instabile può cambiare anche rapidamente nel tempo in funzione delle condizioni di conservazione, evolvendo generalmente in modo negativo. L’instabilità del vino riguarda molti dei suoi costituenti sia semplici
Pier Giorgio Bonicelli, Ginevra Canavera, Riccardo Collivasone, Silvia Pagani, Mario Gabrielli, Tommaso FrioniUniversità cattolica del Sacro Cuore, Piacenza Una delle sfide impellenti per la viticoltura italiana è quella di trovare nuove soluzioni per fronteggiare il cambiamento climatico. L’aumento delle temperature e la carenza di precipitazioni hanno infatti pesanti ripercussioni sulla produttività e qualità delle uve
Marzio Mannino (Resp. Tecnico e Qualità – Francy Oenology) Tommaso Perini Tutti gli enologi valutano il quadro acido del mosto in fermentazione e del vino finito commentando i livelli di acido acetico, malico e lattico principalmente, ma valutando molto poco anche i livelli di acido citrico, succinico e altri acidi considerati minori. Normalmente impuntano una variazione
Vito Michele Paradiso1*, Massimo Tripaldi2, Maurizio Frati3, Ilaria Prezioso1 , Gabriele Fioschi1 , Giuseppe Gambacorta4 , Mirella Noviello4 1 Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Laboratorio di Microbiologia agraria e Tecnologie alimentari, Università del Salento, Campus Ecotekne, 73100 Lecce (LE), Italia 2 Centro Servizi Enologici S.r.l., Via per Avetrana 57, 74024 Manduria Ta, Italia 3