Un team di ricercatori dell’Università Politecnica di Madrid (UPM) e dell’Università di Castilla-La Mancha (GCM-UCLM) ha messo a punto un nuovo metodo per la produzione di biocarburante a partire dai residui dell’industria del vino.

Le attuali politiche internazionali promuovono la transizione dall’uso del petrolio per il trasporto ad altre fonti di energia, come elettricità e biocarburanti. Sebbene attualmente i biocarburanti non possano competere con i combustibili fossili in termini di prezzo e disponibilità, i livelli crescenti di anidride carbonica nell’atmosfera sono tanto preoccupanti da spingere la ricerca di nuove materie prime per i biocarburanti. L’utilizzo di materiali di scarto dell’industria agroalimentare sembra una buona opzione.

I residui dell’industria vinicola rappresentano una materia prima interessante per il biodiesel in paesi con produzioni significative di vino. I semi dell’uva contengono circa il 7% di olio, che può essere estratto mediante pressatura o con solventi (come n-esano) e convertito in biocarburanti attraverso la reazione con bioetanolo ottenuto a partitre dalla produzione di vino. Si tratta di biocarburante completamente rinnovabile ottenuto a partire da esteri etilici di acidi grassi. Come sottolineano i ricercatori, “l’obiettivo dello studio non è stato quello di trovare la migliore o unica fonte di biocarburanti, ma di aumentare lo spettro delle opzioni, chiave per la sostenibilità”.

Le proprietà di questo nuovo biocarburante sono molto soddisfacenti, rientrando nei limiti stabiliti dalle normative europee e americane: densità e potere calorifico (indicano la quantità di energia che ci può essere in un determinato volume o deposito di un veicolo); numero di cetano (parametro chiave per la qualità della combustione); viscosità e lubrificazione (che influenzano l’atomizzazione del combustibile ed il corretto funzionamento del sistema di iniezione); punti di nebbia, spandimenti o ostruzioni di filtri a freddo (determinano il comportamento del carburante a basse temperature) e stabilità all’ossidazione (correlata al numero di iodio e al numero di legami insaturi o doppi legami presenti nella composizione del biocarburante).

Gli autori dello studio sottolineano che “l’insieme dei biocarburanti sostenibili, generati da numerose materie prime diverse tra loro, può contribuire fortemente a coprire il fabbisogno energetico mondiale per il trasporto, riducendo la dipendenza dal petrolio”.

Articolo di riferimento:
David Bolonio, María-Jesús García-Martínez, Marcelo F. Ortega, Magín Lapuerta, Jose Rodríguez-Fernández, Laureano Canoira. (2019). Fatty acid ethyl esters (FAEEs) obtained from grapeseed oil: A fully renewable biofuel. Renewable energy 132: 278-283. DOI: 10.1016/j.renene.2018.08.010